Eni, super profitti con gas e petrolio: 10 miliardi in 9 mesi (+311%)

Superano i dieci miliardi di euro i profitti netti realizzati dal gruppo Eni nei primi nove mesi dell’anno, per la precisione 10.808 milioni di utile netto adjusted (vale a dire senza considerare le poste straordinarie), pari a un aumento del 311 per cento.

Accelerano i risultati anche del terzo trimestre sono balzati da 1.431 milioni a 3.730 milioni evidenziando un significativo incremento rispetto a del terzo trimestre 2021. “Nel terzo trimestre – ha commentato l’amministratore delegato Claudio Descalzi – nonostante la flessione del prezzo del petrolio e la rapida caduta dei margini di raffinazione, abbiamo continuato a generare risultati positivi grazie principalmente alla robusta performance dei nostri business internazionali”.

Il gruppo ha precisato che le attività italiane registrano una perdita netta di circa un miliardo che tiene conto principalmente dello stanziamento del contributo straordinario per il settore energia (Eni verserà allo Stato 1,4 miliardi di tasse sugli extra-profitti quest’anno). A settembre è stata pagata la prima rata del dividendo 2022 di 0,22 euro per azione, con un esborso di 751 milioni. La seconda rata di pari importo sarà pagata il 23 novembre.

La relazione trimestrale approvata ieri riporta un utile operativo (Ebit) adjusted di 5,772 miliardi di euro, in aumento del 132% rispetto al terzo trimestre 2021, con l’E&P a 4,272 miliardi (+75%), il Gas e Gnl a 1,083 mld (rispetto ai 50 milioni di un anno fa), R&M e Chimica a 537 milioni (+189%) e Plenitude a Power a 172 milioni (+169%). L’utile adjusted di gruppo è in linea rispetto al trimestre precedente, nonostante la flessione del prezzo del Brent e la sensibile contrazione dei margini di raffinazione, le fermate produttive non programmate ed altri fenomeni negativi, nonché il deconsolidamento delle società operative angolane conferite alla JV Azule Energy, tutti fattori, scrive Eni, “compensati dalle continue iniziative di ottimizzazione e dalle riduzioni dei costi in tutte le linee di business”.

Il risultato dell’E&P è in riduzione del 12% rispetto al trimestre precedente a causa dei minori prezzi di realizzo degli idrocarburi e del deconsolidamento delle attività conferite in Azule Energy. La produzione del terzo trimestre 2022 è stata di 1,58 milioni di boe/giorno, in linea rispetto al secondo trimestre 2022 ma in calo del 7% rispetto al terzo trimestre 2021, per effetto del minor contributo del Kazakhstan, della Nigeria e della Norvegia.

Nel settore Gas, scrive Eni, “abbiamo gestito questi rischi di mercato garantendo innanzitutto un flusso stabile di forniture ai clienti nazionali soddisfacendo la domanda e ricostituendo gli stoccaggi”, ottenendo il balzo dell’Ebit “grazie alla costante ottimizzazione degli asset e alla rinegoziazione dei contratti facendo leva sulla diversificazione e flessibilità del nostro portafoglio complessivo gas e Gnl”.

Nel terzo trimestre il business R&M ha conseguito “eccellenti risultati” nonostante la significativa flessione dell’indicatore Serm (margine di raffinazione) rispetto al precedente trimestre (-80%), grazie alle ottimizzazioni del flusso di prodotti, alle azioni di efficienza per ridurre i costi delle utility, alla maggiore disponibilità degli impianti e all’eccellente andamento dei consumi stagionali. Quanto alla chimica, si registra una perdita di 177 milioni a causa degli elevati costi energetici e del debole andamento della domanda.

Il margine di raffinazione indicatore Eni (Standard Eni Refining Margin) si è attestato in media a 4,1 $/barile (6,8 $/barile nei nove mesi 2022), rispetto ai valori negativi riportati nel periodo di confronto. Rispetto al secondo trimestre 2022 (17 $/barile) la riduzione è dovuta all’incremento dei prezzi del gas e alla debolezza del gasolio (domanda debole). Tuttavia, il gasolio resta ai livelli record per la mancanza di disponibilità di prodotto, con le scorte nei principali hub ai livelli minimi. Rispetto ai periodi comparativi del 2021, i margini di raffinazione hanno registrato un rilevante incremento per effetto del forte recupero della domanda di tutti i prodotti raffinati grazie alla riapertura dell’economia e ai colli di bottiglia nel sistema.

Le lavorazioni di petrolio e di semilavorati in conto proprio in Italia, pari a 4,26 milioni di tonnellate, sono diminuite del 6% rispetto al terzo trimestre 2021, considerando che parte della capacità di raffinazione è stata utilizzata per processare i residui della distillazione primaria (nei nove mesi 2022 le lavorazioni pari a 12,39 milioni di tonnellate sono sostanzialmente invariate rispetto al periodo di confronto). I volumi di lavorazione bio pari a 181mila tonnellate registrano una crescita del 10% rispetto all’analogo periodo del 2021: l’incremento dei volumi processati presso la bioraffineria di Gela è stato in parte assorbito dalle minori lavorazioni registrate presso la bioraffineria di Venezia a seguito della fermata manutentiva. Nei nove mesi 2022, i volumi pari a 415mila tonnellate registrano una riduzione dell’11% rispetto al periodo di confronto per effetto della fermata dell’impianto di Gela nei primi mesi dell’anno.

Le vendite rete in Italia nel trimestre pari a 1,46 milioni di tonnellate sono in leggera crescita rispetto al periodo di confronto, per effetto delle maggiori vendite di gasolio e benzine. Nei nove mesi 2022, le vendite retail si attestano a 4,01 milioni di tonnellate, +7% rispetto ai nove mesi 2021. La quota di mercato del terzo trimestre 2022 si è attestata al 21,8% (22% nel terzo trimestre 2021). Le vendite extrarete in Italia pari a 1,71 milioni di tonnellate sono in lieve aumento rispetto al terzo trimestre 2021 per effetto dei maggiori volumi commercializzati nel segmento jet fuel (4,64 milioni di tonnellate nei nove mesi; +4% rispetto al periodo di confronto).

Claudio Descalzi, a.d. di Eni, ha commentato: “In un contesto di elevata volatilità e incertezza nei mercati, Eni ha continuato ad assicurare gli approvvigionamenti energetici cruciali per le nostre economie, portando avanti al contempo il percorso di decarbonizzazione. Già dal prossimo inverno saremo in grado di rimpiazzare il 50% dei flussi di gas russo facendo leva sul nostro ampio e diversificato portafoglio riserve, sulle partnership di lungo termine con i Paesi produttori e sulla nostra crescente presenza nel business Gnl. Nel trimestre abbiamo rafforzato ulteriormente la nostra posizione nella catena del valore del gas grazie all’esplorazione e alle operazioni di acquisizione degli asset gas di bp in Algeria e, nella fase midstream, della nave di liquefazione Tango Flng per la valorizzazione del progetto gas in Congo. La nostra strategia di decarbonizzazione raggiunge nuovi traguardi fondamentali. Entro l’anno la capacità installata di energia rinnovabile di Plenitude sarà raddoppiata superando i 2 GW. Il nostro business di Sustainable Mobility cresce in scala e dimensioni facendo leva su un modello innovativo di integrazione verticale con il nascente agri-business per la fornitura di materie prime sostenibili alle nostre bioraffinerie. In E&P abbiamo proseguito nella nostra strategia di creazione di veicoli geograficamente focalizzati, driver di crescita e di ritorni, di cui ultimo esempio è Azule, la neocostituita JV con bp per la valorizzazione degli asset angolani. Nel terzo trimestre, nonostante la flessione del prezzo del petrolio e la rapida caduta dei margini di raffinazione, abbiamo continuato a generare risultati positivi grazie principalmente alla robusta performance dei nostri business internazionali. Nei nove mesi abbiamo integralmente coperto con l’autofinanziamento gli investimenti e i ritorni di cassa agli azionisti e siamo stati in grado di ridurre il leverage al livello di 0,11, quasi dimezzandolo rispetto alla fine dello scorso anno”.

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Gio
Gio
1 anno fa

Giusto così, una volta si diceva : mungere la vacca finché fa latte.

Gio
Gio
1 anno fa

Credo sia giusto dare un ministero ai vertici di Eni